DA PROF DI MOTORIA A BOLOGNA A PREPARATORE ATLETICO IN ARABIA: «IN UNA STAGIONE SI GUADAGNA COME ANNI IN CATTEDRA»

Probabilmente quando Luca Scordo, 37 anni, ha iniziato la sua esperienza come preparatore atletico nel mondo del calcio non si sarebbe aspettato che da Bologna avrebbe girato il mondo. 

Qatar, Algeria, Australia e anche Arabia Saudita, dove da ottobre lavora per l’ Al-Kholood, squadra che si trova attualmente all’undicesimo posto nella Saudi Pro League. Un campionato che negli ultimi anni è finito sotto i riflettori dopo l’arrivo di stelle come Benzema, Mahrez, Firmino, Milinkovic-Savic e ovviamente Cristiano Ronaldo. Una crescita che, dopo l’assegnazione dei Mondiali del 2034, non sembra destinata a fermarsi. 

Al calcio Scordo ha affiancato negli ultimi anni anche il lavoro di insegnante di scienze motorie al liceo Augusto Righi. Un ruolo che ha dovuto momentaneamente abbandonare (è in aspettativa fino al 31 agosto), ma che potrebbe essere ancora parte del suo futuro.

Scordo, negli anni ha girato il mondo, ma come è passato da Bologna all’Arabia?

«Ho sempre avuto la passione per questo sport e studiando Scienze motorie all’Università ho iniziato a interessarmi alla parte atletica e a quella tecnica. Ho iniziato dalle giovanili tra Bologna e Sassuolo, poi è arrivato lo Zola Calcio, una società con cui ho ottimi rapporti e per cui sono tornato a lavorare prima dell’Arabia. Era il 2012: in quel periodo frequentavo vari corsi, tramite cui ho conosciuto Angelo Bozzetti che mi ha parlato della possibilità di lavorare all’estero con il suo staff e il mister Noureddine Zekri. Poi, nel 2014, mi ha chiamato per un lavoro in Qatar, che ho subito accettato».

Qualche anno dopo è diventato insegnante.

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È un’idea che è nata quasi per caso, aiutando un amico nello studio. Ho fatto il concorso nel 2021 e sono entrato di ruolo al liceo Righi. Ho da subito capito che è un lavoro che mi piaceva e che vivevo con una serenità diversa da quella del mondo del calcio. Non ricordo un giorno in cui sono andato a scuola con il peso di dover affrontare certe pressioni».

Alla fine il richiamo del campo è stato troppo forte?

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Quando ho avuto questa occasione (l'ingaggio in Arabia, ndr) ho deciso di coglierla e di entrare in aspettativa. L’ho fatto per la mia passione e per rispetto verso quello che negli anni ho investito in questo mondo. Poi non nascondo che anche il lato economico è importante, anche perché mi permette di pensare al mio futuro con più tranquillità. In una stagione si guadagna come un po' di anni a scuola».

In futuro tornerà a insegnare o si concentrerà sul mondo del calcio?«Sto valutando, perché sono a un punto della mia vita in cui sto iniziando ad avere un certo tipo di equilibrio. L’insegnamento magari non ha quel senso di avventura che si trova nel mio mestiere, ma è un lavoro di grande importanza e che mi dà stabilità. Di certo, prima di lasciarlo dovrò pensarci bene. Al momento non voglio escludere nulla, deciderò a fine stagione. Da una parte c’è la voglia di continuare nel mondo del calcio e l’ambizione, magari con un progetto più duraturo; dall’altro lato so che l’equilibrio e la qualità della vita alla lunga supereranno l’aspetto economico».

Come si sta trovando in Arabia?«A livello umano mi sono trovato molto bene, le persone sono sempre gentili e disponibili. Chiaramente a volte si avvertono le differenze culturali e capita magari di non sentirsi parte integrante della società. Un altro fattore è il luogo in cui si vive, se magari a Riyad o Jeddah ci sono più opportunità, dove vivo io, ad Al Raas, pur non mancando nulla dal punto di vista dei servizi, c’è però poco da fare nel tempo libero e questo a volte pesa».

Dal punto di vista calcistico che mondo ha trovato?

«Ho trovato un campionato ambizioso, ancor di più dopo l’assegnazione dei Mondiali del 2034. Il livello è sempre stato abbastanza alto, lo era già nel 2019 durante la mia prima esperienza qui. Non si può ancora paragonare ai campionati top come la Premier League e la Serie A, ma l’arrivo di campioni come i vari Ronaldo, Manè e Kantè ha portato ancora più competitività. Anche in squadre minori è possibile trovare giocatori molto tecnici e che vengono inseriti in prima squadra fin da giovani, in modo che possano imparare dai calciatori che arrivano dall’estero».

Com’è lavorare con giocatori come Cristiano Ronaldo?«Quando si parla di lavoro, anche se ho a che fare con certi giocatori non mi faccio mai prendere dall’entusiasmo o dall’emozione. Ho a che fare quotidianamente con ragazzi che hanno centinaia di presenze nelle leghe maggiori; alcuni anche in Serie A, come William Troost-Ekong e Norbert Gyombér. Chiaramente, per loro c’è una grande stima. Ronaldo (in forza all'Al Nassr, ndr) è uno dei calciatori migliori di sempre. Quando affronti squadre come l’Al-Alhi (battuta 1-0 un paio di settimane fa, ndr) e ti trovi davanti fenomeni che hanno vinto campionati e Champions League, capisci che sei arrivato a livelli di élite».

2025-02-04T08:22:22Z